Marocco Mon Amour (1° parte)

A inizio luglio, quando tutti ormai hanno le vacanze perfettamente programmate da tempo, l’unica domanda dalla quale non posso scappare è: “e tu dove vai?” e la mia unica reazione possibile, dopo aver controllato il rossore del mio portafoglio, è: “Amica mia, viaggiamo insieme?”

C’è da premettere che ho una fortissima passione per la cultura araba, quindi in casa spesso se ne parla, si guardano film di produzioni arabe, con alcuni amici si studia anche la lingua e spesso si mangiano cibi caratteristici, per cui una qualche curiosità devo averla pur infusa negli anni di amicizia.

Quest’estate abbiamo scoperto il Marocco!

Essendone innamorata da tempo, e avendolo già in parte visitato, l’idea di tornarci… mi ha entusiasmato!

Sono dell’idea che se una cosa ti piace, un gusto ti prende, una cultura ti affascina e un paese ti chiama da anni, la soluzione è lasciarti avvolgere e continuare a ricambiare l’amore.

Quindi abbiamo scelto di viaggiare con una compagnia di ragazzi appoggiandoci ad una agenzia web; il 2 agosto siamo partite.

Il percorso era già più o meno stabilito, e con un pulmino sgangherato abbiamo cominciato un viaggio lungo, poetico, stancante, avventuroso e decisamente indimenticabile.

Partendo da Casablanca, abbiamo visitato Rabat, Meknes, bellissime città immerse nella storia di un popolo antico.

Rabat

Finché il terzo giorno siamo arrivati a Chefchaouen, una cittadina arroccata su un promontorio, completamente dipinta di un blu intenso, dalle mille sfumature che ti fa sentire cullato dal mare.

Siamo arrivati nel tardo pomeriggio e di corsa abbiamo attraversato il paese per arrivare su una terrazza in cima ad una scalinata. Con il fiato corto ci siamo seduti ad ammirare l’ora d’oro: il sole, tramontando dietro la città, ci ha illuminato di luce calda e il vento ha portato fino a noi il magico richiamo alla preghiera delle moschee.

In quel momento un ragazzino che avrà avuto 8 anni, con un sorriso d’incanto e un viso bellissimo, ci ha venduto per 1 dirham, un pezzetto di BASBOOSA, cioè un semolino cotto nel latte, cannella e zucchero preparato a casa dalla sua mamma ed insieme ad una spremuta di arance fresche ci siamo godute quel momento magico.

Questo per me, è stato il momento in cui mi sono resa conto di quanto fosse forte il mio legame con questa terra: il Marocco.

Li in quella cittadina, piccola rispetto alle città che avremmo visitato, ci siamo godute forse uno dei momenti più autentici e rilassanti del viaggio: durante la mattinata del giorno dopo, ci siamo sedute ad un tavolino in una piazza brulicante di persone che stavano allestendo il mercato settimanale; grida di donne che vendevano cipolle enormi, ragazzi che saltavano come cavallette per fissare le tende, bambini attaccati ai vestiti lunghi e colorati delle loro mamme, profumo di arance fresche, verdura appena colta, ma soprattutto profumo di frittelline con lo zucchero.

Così la gola ha scelto per noi, come sempre, e ci siamo sedute in questo bar dove servivano lunghi bicchieri di vetro decorati pieni di tè incandescente e sono andata a prendere 2 ciambelline da assaggiare.

C’era già una fila lunga di vecchietti sdentati e bambini irrequieti che aspettavano il loro sfizio domenicale, le monete in fila al posto loro, mezzo dirham a ciambella, e un fortissimo odore di fritto , tutto questo era racchiuso in uno stanzino di 8 metri quadrati senza finestre. Dopo 5 minuti puzzavo già…

Per fortuna un signore alto, con il viso pieno di rughe profonde e senza i palettoni davanti, mi fa capire che me le avrebbe portate lui al bar.

Mi siedo un pelo in apprensione per le mie frittelline ma dopo pochi minuti il paradiso si è palesato al nostro tavolino: una corda di tessuto chiusa da un nodo teneva al suo interno 4 ciambelline gonfie e croccanti, caldissime e fumanti avevano assorbito lo zucchero spolverato sopra, insomma erano un sogno. E così tra una chiaccherata e l’altra con le poche signore che si fermavano al baretto, ci siamo rifocillate la pancia, gli occhi, l’anima e le narici.

La sera siamo partiti per Fez, città imperiale intrisa di storia, tradizioni ancora vive e gente bellissima (per chi non è mai stato in Marocco, consiglio di partire proprio da qui per cominciare ad assaporare  questo splendido paese).

Nella mattinata ci siamo lasciati guidare da un local per farci una rapida idea storica della città. 

A mezzogiorno ci ha lasciati nella zona delle bancarelle di cibo delle due vie principali del centro; i nostri occhi e le nostre pance non sapevano più dove guardare e cosa scegliere. Come sempre, ci siamo lasciati guidare dai profumi e dalle preferenze dei locali che a quell’ora cominciavano a comprare il loro pasto.

Panini imbottiti di pezzetti di carne miste alla griglia con spezie, aromi e salse delicate, olive condite in tutte le maniere possibili, frittelline di patate, frutta secca tostata, pane cotto su pietra e bibite fresche, questo il nostro lauto bottino.

Non è possibile spiegare davvero la sensazione di benessere e appagamento che abbiamo provato quando, dopo aver mangiato quelle prelibatezze seduti su gradoni di pietra all’ombra di canne di bambù in un giardino poco fuori le mura della medina, ci siamo riposati cullati da una brezza fresca e dalle risa di ragazzi che giravano per il giardino.

Fez ci rimarrà nel cuore per il suo street food proposto da anziani e bambini, in strada, come quella specie di farinata gialla oliata e molto umida che abbiamo preso da un signore sorridente ma sdentato in una piazza piena di ragazzini che giocavano a rincorrersi, profumi e pietanze elaborate offerti dalle piccole finestre che danno sulle piazze, i bar frequentatissimi, i ristoranti per turisti dove ti propongono hamburger di cammello e altre diavolerie. (Consiglio spassionato: state alla larga da ciò che sembra esotico, ma non lo è. Buttatevi in strada e seguite i gusti di chi vive e mangia li tutti i giorni!) 

Questo viaggio magnifico è arrivato alla metà delle sue mete, c’è ancora tantissimo di cui scrivere e da ricordare. Ho deciso quindi di dividere il racconto così da stuzzicare la voglia di saperne di più di profumi, gusti e di questa cultura così affascinante.
Finisce qui la prima metà del viaggio 🙂